Castello di Tresana

Ultima modifica 10 gennaio 2022

Intorno ad una fortificazione di origine longobarda si sviluppò il Castello di Tresana, con annesso feudo concesso dall’imperatore Federico Barbarossa nel 1164 ai Malaspina di Mulazzo.

Nel 1559 divenne marchesato indipendente sotto i Malaspina del ramo di Lusuolo fino al 1652, sebbene posto dal 1575 sotto il protettorato del Granducato di Toscana.

Sotto i Malaspina fu attiva una zecca che coniò monete per un breve periodo.

Alla nobile famiglia Malaspina fu concesso il diritto di zecca, privilegio riservato a poche città d’Italia: nella seconda metà del ‘500 Guglielmo Malaspina, marchese di Tresana, otteneva da Massimiliano II Imperatore il diritto di battere moneta d’oro, d’argento e di rame nel suo feudo, per se e per i suoi discendenti.

Sempre assente, Francesco Guglielmo nominò un luogotenente generale a Tresana che lo rappresentasse e che sorvegliasse la zecca: nel 1598 questi era Castruccio Baldissori che, in assenza di Guglielmo, si accordò col maestro di zecca, Claudio di Antonio Anglese, per coniare monete contraffatte a diversi tizi di Francia, Savoia, Venezia, Genova, Bologna, Massa e Roma.

Prodottane una grande quantità le sparse in tutta Italia e soprattutto in Veneto, per mezzo di Salomone, detto Flaminio, ebreo e negoziante veronese. Guglielmo ordinò al luogotenente di incarcerare l’Anglese, ma Baldissori lasciò fuggire lo zecchiere e poi scomparve.

Guglielmo fece arrestare Salomone e raccolse le prove del reato: il 20 novembre 1598 il podestà di Tresana condannò al rogo il maestro di zecca e il luogotenente alla forca, e a entrambi confiscò i beni. Salomone pagò anche per i contumaci e morì in carcere.

Papa Clemente VIII, danneggiato dalle contraffazioni delle monete romane e bolognesi, processò Francesco Guglielmo e lo citò a comparire insieme ai suoi complici davanti alla Curia Pontificia: il marchese, consigliato dal granduca Ferdinando de’ Medici, non si presentò e la Curia lo condannò alla multa di diecimila ducati d’oro.

Con la loro estinzione lo staterello fu occupato dalla Spagna in nome dell’imperatore. Venduto all’asta, il feudo venne acquistato per 123.000 lire toscane dai principi Corsini di Firenze che lo amministrarono con propri vicari fino all’abolizione napoleonica dei feudi del 1797.

Dal 1814 al 1859 fece parte del ducato di Modena.

Attualmente il Castello é stato in parte restaurato(anno 2018 dopo secoli di abbandono).

Sono possibile visite guidate, per visitare la caratteristica torre.

Le opere di  restauro sono patrocinate dalla Fondazione Maneschi

Nella piazzetta adiacente alla torre il Comune organizza eventi, dato la suggestione e l’ atmosfera del luogo.